domenica 16 novembre 2008

camminando camminando riuscirò a pubblicare un post?

"Storia del camminare", di Rebecca Solnit (Bruno Mondatori 2005) : Un vero invito a uscire di casa e mettersi in strada, per vivere, assaporare e riconquistare il contatto con il mondo, quello vero, non l'immagine confusa che vogliono venderci per buona i vari “re del mondo”. Questo l’explicit del libro, profondo sì ma anche leggero come l’acqua di fonte :


Camminare è una delle costellazioni del cielo stellato della cultura umana, una costellazione formata da tre stelle: il corpo, la fantasia ed il mondo aperto, e sebbene ciascuna di esse abbia un’esistenza indipendente, sono le linee intrecciate tra di esse – tracciate dall’atto di camminare con scopi culturali – a farne una costellazione.
Le costellazioni non sono fenomeni naturali, ma impressioni culturali; le linee tracciate tra le stelle sono come sentieri consumati dall’immaginazione di coloro che li hanno calcati in precedenza. La costellazione chiamata “camminare” ha una storia, la storia percorsa da tutti quei preti e quei filosofi e quei rivoluzionari, da pedoni distratti, da passeggiatrici, da escursionisti, pellegrini, turisti, alpinisti, ma il suo futuro dipende dal fatto che quei sentieri di collegamento vengano percorsi ancora.

12 commenti:

  1. Camminando di notte, camminiamo alle tre e trentasei secondi del mattino del 26.5.8888, il sole incrocia la tempesta nel mare aperto provocando uno tsunami di impressioni catalittiche, che oggi non vuol dire niente . Alt! alt ! dimenticavo che stavo camminando senza scarpe ma ai piedi non sento più niente sono consumati fino al ginocchio e , i passanti che incrocio sul mio cammino mi sembrano giganti.
    Rigel P.D. 130

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  2. Ciao Silvana, torno ora da un camminare marino, e leggo con piacere i tuoi post.
    Vorrei risponderti subito, ma mi occorre più tempo.
    Intanto aggiungo nel blog un seszione in cui ognuno può elencare i libri che sono stati compagni di viaggio.
    ciao giuliano

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  3. Dal libro "Camminando insieme" di Rebecca Solnit
    Il ritmo del passo genera una specie di ritmo del pensiero, e il tragitto attraverso un paesaggio echeggia o stimola il tragitto attraverso un corso di pensieri. Il che crea tra percorso interno e percorso esterno una strana consonanza che suggerisce come la mente sia essa stessa un paesaggio di generi e che il camminare sia un mezzo per attraversarlo. Un pensiero nuovo somiglia spesso a un aspetto del paesaggio sempre esistito, come se pensare fosse viaggiare invece che fare. Pertanto, un aspetto della storia del camminare è la storia del pensare concretizzata, perché i moti della mente non possono essere tracciati, mentre quelli dei piedi sono riconoscibili. Possiamo immaginare il camminare anche come un'attività visiva, ogni passeggiata un viaggio in cui ci concediamo sufficiente agio per vedere e per riflettere sulle vedute, per assimilare il nuovo al noto. È da qui, forse, che nasce per i pensatori la peculiare utilità del camminare. Le sorprese, gli affrancamenti e le chiarificazioni del viaggio possono talvolta essere spigolati facendo il giro dell'isolato come anche del mondo, viaggiando a piedi vicino e lontano. O forse il camminare dovrebbe essere chiamato movimento, non viaggio, perché si può camminare in cerchio o viaggiare attraverso il mondo immobilizzati su una sedia, e una certa smania di vagabondaggio può essere lenita solo dagli atti del corpo in moto, non già dal movimento dell'automobile, della barca o dell'aeroplano. Potremmo dire che è il movimento, come anche le vedute che scorrono davanti ai nostri occhi, a fare accadere le cose nella nostra mente, ed è questo che rende il camminare ambiguo e infinitamente fertile: è il mezzo e il fine, è il viaggio e la meta.

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  4. Bellissime parole : sei riuscito a comunicare perfettamente tutte le implicazioni della parola "viaggio" e "camminare". Si capisce subito che sei un viaggiatore e non uno che, semplicemente, si muove.Ciao buona giornata.

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  5. Silavana, le ho tratte dal libro "Storia del camminare"

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  6. Sì ma sei riuscito a farle tue, scegliendo proprio queste, e ciò in virtù del fatto che la persona Giuliano è anche un viaggiatore non tarocco.

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  7. "Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginare: navi in fiamme al largo dei Bastioni di Orione e i raggi Beta balenare nel buio presso le porte di Tannhauser. Tutti quei momenti andranno persi nel tempo come lacrime nella pioggia. E' tempo di morire"
    amico replicante

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  8. "Tutto ciò che volevano erano le stesse risposte che noi tutti vogliamo: da dove vengo?
    dove vado? Quanto mi resta ancora? Non ho potuto far altro che restar lì e guardarlo morire".
    BETANTARES

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  9. Io non so perché mi salvò la vita, forse in quegli ultimi momenti
    amava la vita più di quanto l'avesse mai amata... Non solo la sua
    vita: la vita di chiunque, la mia vita. Tutto ciò che volevano erano
    le risposte che noi tutti vogliamo: da dove vengo? Dove vado? Quanto
    mi resta ancora? Non ho potuto far altro che restare lì e guardarlo
    morire.

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  10. Ho fatto cose... discutibili. Cose per cui il Dio della biomeccanica non mi farebbe entrare in paradiso.
    giulio

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