domenica 11 maggio 2014

Escursione tra storia e natura. Visita a Briatico Vecchia, i paesi dell’abbandono!

Leggendo un articolo scritto dall’archeologo calabrese Francesco Cuteri, in cui descriveva i villaggi calabresi, che gli abitanti avevano dovuto abbandonare a causa dei terremoti, frane, alluvioni o bombardamenti, tra i nomi dei villaggi abbandonati, vi erano Cirella Vecchia, Castelmonardo (Filadelfia VV), Rocca Falluca, Rocca d’Angitola, Mileto, l’amata residenza di Ruggiero di Guiscardo, Papaglionti, Canolo Vecchio, Rogudi Vecchio, Mesiano Antico, e tra questi vi era Briatico Vecchia, tutti villaggi che il tempo, la natura e la spoliazione dell’uomo, li hanno ormai ridotti a cumuli di macerie.
Alcuni questi villaggi li ho già visitati, ma Briatico Vecchia, con la descrizione che ne dava il Cutera, come villaggio distrutto dal tremendo terremoto 5 febbraio del 1783, e da quel giorno in poi abbandonato tanto era stata la distruzione, mi incuriosì e mi attrasse e proseguii, a reperire maggiori informazioni, e mi sono imbattuto sul sito di Tropeamagazine, in un articolo redatto da Francesco Pugliese, incentrato sul rinvenimento di un atto notarile del 1600, scritto dal notaio Pietro Gallarano. Notaio che nel 1631 si era recato a Briatico Vecchia, un paese della allora Calabria Ultra, e ne dava una descrizione fisica ed economica, descrivendolo come un paese posto sopra una ‘montetto’ di pietra dolce, facile da proteggere a causa dei muraglioni naturali, un paese pieno di vita, con dottori, medici, speziali, massari, scarpari, preti, monache, fabbricatori di bracciali, una terra dolce, in cui si coltivano vigne, uliveti, frutti donati da una generosa terra, posizionato in un luogo da cui si ha la vista del mare ed una bellissima vista delle colline, e poi continua descrivendo gli edifici ed elenca le chiese, i monasteri, le torri di guardia, il palazzo del signore, e ne descrive anche le vie ‘penninose inselciate di selce’, e poi continua descrivendo i casali e l’attività che si svolgeva presso la ‘Rocchetta’ posta in riva al mare ‘…Detto luogo è Carricaturo, dove si tiene, e si può tener traffico di carriare ogli, grani, casi, bambace, sete et altro, che la terra predetta abbonda, e tiene, e fa in quantità…’ Dopo queste letture, non si poteva fare altro che visitare questo luogo, ‘fantastico’, che aveva ormai riempito la mia, la nostra immaginazione. Briatico attuale è posto sul mare nella provincia di Vibo Valentia, Briatico Vecchia, è a due chilometri ma all’interno. Per raggiungerlo non vi sono indicazioni, e le persone di Briatico, a cui ho chiesto informazioni, mi hanno fornito discordanti informazioni fatte di ricordi giovanili. I tentativi per raggiungere il villaggio, sono stati due, una prima volta abbiamo intrapreso la strada che conduce a San Costantino, ma Briatico Vecchia l’abbiamo potuto ammirare dall’altra parte della fiumara Murria, dato che tra il luogo dove noi eravamo e Briatico Vecchia, ci separava un profondo vallone, ma quel giorno ci siamo deliziati ugualmente della visita al villaggio rupestre dello XI secolo di Zungri. La seconda volta abbiamo preso la strada che conduce a San Cono, ma intenzionati a raggiungerlo, abbiamo applicato la testardaggine di calabrese, quindi non potevamo mancare la meta. La nostra fortuna è stata quella di incontrare un contadino che stava potando degli ulivi, che con un calmo sguardo azzurro posto in risalto dalla pelle abbronzata, ci ha indirizzati sulla giusta strada! Abbiamo lasciato la macchina in prossimità della strada asfaltata, e ci siamo incamminati, lungo una strada sterrata, ed al primo bivio abbiamo svoltato a destra, (l’altra strada conduce ad una cava). Briatico Vecchia è posta ad una altezza di 150 metri, ma l’inizio di questo percorso, si trova più all’interno di Briatico Vecchia ed a una altezza maggiore. Percorriamo il crinale di una collina, nominato San Rocco, ed attraversiamo, un paio di recinzioni poste ad impedire l’accesso o la fuga degli animali al pascolo. Incrociamo uno steccato in legno che delimita un sentiero, sicuramente il segno lasciato da qualche associazione o proloco che aveva cercato di ripristinare un vecchio tragitto.
Da qui intravediamo i ruderi dei muri di cinta, mentre sulla sommità si scorge quel che rimane dell’antico castello, e sui lati delle colline si intravedono delle grotte, che poi scopriremo non sono altro che stanze con i soffitti a botte, ma ancora non siamo arrivati, ed un difficoltoso e stretto passaggio ci separa da questa rocca. Ci incamminiamo in uno stretto passaggio e notiamo dei consumati gradini intagliati nella roccia, sicuramente doveva essere il vecchio accesso dal lato monte. Le mura di cinta che incontriamo fanno assumere a Briatico Vecchia, l’aspetto di una grande nave, la collina che lo sostiene è di colore bianco, ed altro non è che una roccia, di friabile arenaria zeppa di conchiglie fossili. Ai lati di questa collina, che assume l’aspetto di un isolotto, scorrono due fiumare, Murria e Spadara, di cui se ne sente lo scrosciare delle acque. L’ingresso al villaggio è salutato da una piccola volpe che ci guarda ‘sbigottita’, a da cavalli con timidi puledri vellutati, che armoniosi con il luogo e indifferenti alla nostra presenza pascolano tra le rovine. Abbiamo iniziato a girovagare tra i ruderi di Briatico Vecchio, grazie ai sentieri tracciati dai cavalli e dalle mucche, dato che i rovi e gli alberi crescono incontrollati dove una volta vi erano saloni o chiese. Ci siamo addentrati, nei locali che credevamo fossero grotte, e molte di queste hanno ancora intatto il soffitto a botte, ormai divenute rifugio per animali. Riusciamo ad entrare anche nelle stanze fortificate del castello, qui le mura sono spesse circa quattro metri, questo giustifica la loro interezza. Ma gli elementi più suggestivi che ci hanno colpito, sono stati i pochi resti della bugnatura del castello, composta da pietre in arenaria scolpite a diamante, che mettono in risalto l’arte dell’abbellimento che si esercitava e non solo il carattere difensivo ed austero che solitamente hanno i castelli arroccati. Soddisfatti di averlo visitato, ritorniamo con la luce rossa del tramonto, che illumina grossi nuvoloni, mentre la nostra vista spazia sull’altopiano del monte Poro e l’ampio specchio di mare del golfo di Santa Eufemia. Sperando sempre che questi luoghi dell’abbandono, diventino luoghi di memoria!

Per rendere condivisibile il percorso, a questo link si può scaricare la traccia del percorso http://www.gpsies.com/map.do?fileId=lhnshyskxtalnwio (.kml o altri formati) oppure visionare il tragitto utilizzando il software ‘google earth’ scaricando la traccia in formato .kml. Il percorso è lungo 6 chilometri compreso il ritorno, con un dislivello di 250 metri, e si svolge su strada sterrata e sentiero. Il percorso è un po’ disagevole, quindi bisogna essere attrezzati di scarpe adatte!

 Per leggere per intero l’atto notarile, collegarsi al link sul sito di Tropeamagazine http://www.tropeamagazine.it/briaticovecchia/francescopugliese/ http://www.tropeamagazine.it/briaticovecchia/francescopugliese/, di cui vi allego parte del documento. Amantea, maggio 2014 Buon camino da Giuliano!

 Stralcio dell’atto notarile
“Briatico in Calabria Ultra. Stà la Terra posta in luogo eminenti edificata sopra un Monti di pietra dolce, che gli potia far muraglia naturale; però per maggior securtà, e fortezza sopra detta pietra è murata di muraglie artificiali, con torrioncelli di convenienti grossezza attorno, che viene a essere la Terra predetta forte, e con poca gente; si può difendere da' nemici, et è distanti dalla marina un miglio circa; attorno detto Montetto sono pastinati alle sue falde diversi frutti, seu giardini bellissimi, però per la carestia di genti per non esserno governati stanno maltrattati, et al piano di detto Montetto vi cegne un fiumicello da due parti, et attorno detto Montetto, seu Terra sono altre montagliole di buonissimo terreno, dove sono territorji piani, vigne, oliveti, frutti et altro, che oltre la vista di mare tiene bellissima vista di colline, territorji, valli, et altro attorno. S'entra in detta Terra da due parti, una stà verso Mezzogiorno e l'altra verso occidenti, però quella che stà verso Occidenti stà fabbricata causa delle guardie, che fanno della pesti, e vuole, che s'entri solo per detta porta verso Mezzogiorno, qual è fortissima per avere un altra contraporta più sopra. Le strade di detta Terra sono quasi tutti penninose inselicati di selci, che a tempo di pioggie si mantengono asciutti. Le case di detta Terra sono di buonissimo magisterio coverti a nostra usanza napolitana, e di tegole, e pare da fora una grossa Terra, però da dentro per essernoci pochi abitanti è assai desolata, e si vede, che ci mancano assai genti, e quelle poche genti, che sono molti uomini civili che vivono d'entrati nobilmente, vi sono doi Dottori, un Medico, un Spetiale, tre Barbieri, cinque Sartori, doi Scarpari, un fabbricatore, faticatori, bracciali, Massari, et altri poveri per esser la Terra predetta assai strutta ut sopra, mà compariscono così gli huomini, come le Donne d'honorevoli vestiti, tengono, et usano civile conversazione per quello che apertamente si può conoscere, e considerare, sono persone astute, trafficanti, pieni di malizia, e tengono corrispondenza tanto nelle città del contorno, quanto per le parti trafficanti del presenti Regno. …”

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