giovedì 23 gennaio 2014

Escursioni tra storia e natura: ‘La via delle torri di avvistamento e difesa’. Percorso – Dalla torre San Giovanni di Campora San Giovanni alla torre della Principessa, passando per la contrada Augurato e Mirabella.

Escursioni tra storia e natura: ‘La via delle torri di avvistamento e difesa’ 
Percorso – Dalla torre San Giovanni di Campora San Giovanni alla torre della Principessa, passando per la contrada Augurato e Mirabella.
Dati tecnici - Il percorso è di circa 10 chilometri, con un dislivello di 200 metri, si svolge su strada sterrata ed asfaltata, è un tragitto ad anello ed è adatto a tutti, percorribile in circa quattro ore! 
Buon cammino!

Quanta ‘storia’ in pochi ‘tumminati’ di terra

Premessa
Queste escursioni o passeggiate si svolgono tra gli uliveti, le macchie mediterranee di mirto e lentisco, tra i rossi corbezzoli e i petali ‘stropicciati’ dei cisti, tra i boschi di leccio o sugherello, su promontori da cui godersi l’ampio specchio di mare del golfo di Santa Eufemia che spazia da capo Vaticano a capo Palinuro, con la visione delle isole Eolie, accompagnati dal profumo ‘giallo’ delle ginestre, o delle zagare degli agrumeti, con la vista di monte Cocuzzo o della Montea o del monte Mancuso, ma oltre questa natura che la terra di Calabria così varia nella morfologia e nella conformazione territoriale, ci offre in modo anonimo e disinteressato strati e strati di storia, accumulatosi nel corso dei millenni. Una storia sepolta sotto pochi centimetri di terra, dimenticata dagli uomini che vi vivono, forse perché ritengono che questo ‘passato’ non gli appartenga o forse perché è ancora troppo breve il tempo che serve a dimenticare un ‘passato’ fatto di sacrifici e stenti, un passato di una ‘Calabria Citra’, un passato feudale e clericale, un lungo medioevo che in questa terra forse è durato troppo!






L’escursione
Questa escursione, si svolge, visitando la torre San Giovanni, passando dalla torre della Principessa e compiendo un percorso ad anello, transitando dalla contrada Augurato e dalla contrada Mirabella.
L’area geografica che attraverseremo ci fornisce strati di storia, accumulatosi nel corso dei millenni, in una terra che ha visto abitanti stanziali o persone in cerca di conquista. 
In questo dolce pendio collinare, esposto al sole del tramonto, si sono susseguiti popoli pre-ellenici, Bretti, della Magna Grecia, dell’impero romano, di contadini ‘fedeli e sottomessi’ ai feudi dei signorotti borbonici o clericali. Uno spaccato di storia che giace sotto pochi centimetri di terra trattenuta o forse preservata dalle radici degli ulivi, dove ogni tanto la lama del vomero, porta alla luce qualche ‘pietra vecchia’ o qualche pezzo di ‘ferro verde’. 

Il percorso ha inizio, dalla torre San Giovanni, collocata nel comune di Campora San Giovanni, la torre è di forma circolare, con un diametro di 9 metri, con scarpa, senza toro di divisione. La data di costruzione risale al 14° secolo, la torre, per la sua mole aveva la funzione sia di avvistamento e di difesa. Tutta la ‘fabbrica’ è inglobata in un nucleo di case aggiunte, ulteriori cambiamenti si sono avuti, a causa delle aperture per mettere in comunicazione le nuove costruzioni. Della torre, si possono ancora osservare, una corona di beccatelli in arenaria a tre mensole, ancora intatti. Questa torre rispetta la logica difensiva, messa in atto durante il periodo viceregnale, di comunicazione visiva, tramite segnali di fumo di fuoco o scoppi, con la torre posta a nord, cioè la torre Coracena e la torre posta a sud, cioè la torre della Principessa.


Lasciamo la torre San Giovanni e si prosegue sulla vecchia Nazionale in direzione sud, di fronte a noi si apre la fertile, piana alluvionale creata dal fiume Savuto e dopo un rettilineo di circa un chilometro, si scorge sopra un piccolo rialzo, la torre della Principessa. 

Si può visitare la torre dall’esterno, e volendo e con un po’ di attenzione al terreno un po’ accidentato, si può raggiungere la base. La torre è a pianta quadrata, si possono scorgere ancora i punti di ancoraggio delle caditoie poste sopra ogni lato, le quali sono state demolite per alleggerire la struttura. La torre è di epoca viceregnale, ed è stata costruita in seguito all’editto del viceré don Pedro Parfan de Ribera duca d'Alcalà che imponeva la costruzione di torre costiere per limitare l’attacco dei saraceni o turchi che provenivano dal mare. 
Sopra il terrazzo in un periodo successivo è stata realizzata una ulteriore costruzione in muratura. Sulla porta d’ingresso, vi era lo stemma dei Cavallo Marincola, ora asportato (rubato?), si possono individuare ancora le feritoie, di cui una ampia sul lato mare, e sull’ingresso ve ne è una con incisa una data ‘1836’, presumibile quella di restauro. 
Entrando, nella torre, in prossimità della porta d’ingresso è presente un piccolo forno e nelle ampie stanze vi sono ancora attrezzi di uso contadino, tramite una scala si accede al primo piano e da qui alla terrazza. Fino a poco decenni fa era abitata, ora è in completo abbandono e si evidenziano diversi punti di cedimento. La torre aveva la funzione di avvistamento delle incursioni e di difesa del feudo, doveva essere presente un piccolo presidio armato. 
La torre è in comunicazione visiva, a nord con il torrione e a sud con torre Terina e torre Casale. 
La torre della Principessa, ancora oggi potrebbe essere riconsolidata ed adibita a spazio museale etnografico o per mostrare i reperti archeologici, in modo da illustrare la ‘storia’ che si è susseguita in questa area.

Continuando la nostra passeggiata, a poche decine di metri, lungo la stradina, sul lato collinare è stata rinvenuta una villa romana di epoca imperiale, di grandi dimensioni, di cui si sono stati riportati alla luce, recentemente, i muri perimetrali e degli splendidi mosaici, oggi sono visibili solo i muri perimetrali il resto è stato volutamente interrato per la conservazione, in attesa di ulteriori studi archeologici. 
Si lascia la torre della Principessa e si sale lungo la strada che conduce alla contrada Augurato. Stiamo calpestando il suolo dove era situata l’antica città della Magna Grecia, citata da Omero nell’Odissea, Temesa. 

La Temesa dei greci
Omero narrando le gesta di Telemaco, figlio di Ulisse, scriveva: “Con navi io giunsi e naviganti miei, fendendo le salate onde ver gente d’altro linguaggio, e a Temesa recando ferro brunito per temprato rame, ch’io ne trarro”. Temesa ebbe forte rilievo commerciale, perché riforniva i greci ai tempi di Omero, di ferro e rame, estratto dalle miniere poste nel suo territorio. Intorno al 194 a.C Temesa divenne colonia romana. 

Il mito di Eutimo e Polite.
In questa escursione è con noi Mario Aloe, che ci ricorda il mito di Eutimo e Polite che ebbe origine proprio a Temesa (472 a.c.). Il mito racconta di Ulisse, che nel suo girovagare nelle città italiche, sbarca a Temesa, ed uno dei suoi uomini, Polite, ubriaco, approfittò di una giovane donna della colonia, gli abitanti lo uccisero lapidandolo. 
Ulisse indignato dell’accaduto impose alla città pesanti tributi e lo spirito di Polite, si trasformò in un demone orrendo, di carnagione scura e rivestito con una pelle di lupo, di nome Alibante, che uccideva tutti i temesani che incontrava. Gli abitanti di Temesa, per porre rimedio al demone, si rivolsero all’oracolo di Delfi, che ordinò di sacrificare ogni anno al demone la vergine più bella della città. I temesani accettarono e costruirono un tempio tra gli ulivi selvatici, dove si sarebbe sacrificata la vergine. Un giorno il pugile locrese Eutimo, entrò nel tempio durante la cerimonia del sacrificio, si impietosi del fatto e si innamorò della vergine. Il pugile Eutimo sfidò il demone Alibante, lo vinse e lo costrinse alla fuga sprofondando nel mare.

Contrada Augurato e Mirabella



Risalendo la collina incontriamo un primo incrocio e prendiamo la stradina a destra e dopo un fabbricato diroccato, si prende la stradina a sinistra. Si raggiunge in poco tempo la contrada Augurato, un borgo di poche case in cui vi era la residenza del proprietario e poi del fattore. In questa contrada che ricorda le colline toscane, è presente un palazzo che per metà è stato ristrutturato in modo ‘moderno’ e l’altra metà mantiene il vecchio impianto. Sull’ingresso del caseggiato è presente lo stemma nobiliare, vi è anche la chiesetta di Santa Filomena, e tra la chiesa e il palazzo, vi è una bellissima fontana, denominata ‘du Peshcaru’ con un mascherone ‘apotropaico’. Nel borgo sono presenti ancora le macine del frantoio e vi sono anche due feritoie, per la difesa di eventuali attacchi di predoni. 
Si lascia questa contrada proseguendo per la stradina e si svolta alla prima a destra, si continua fino a raggiungere una seconda contrada denominata ‘Mirabella’. Anche questa è un piccolo borgo dedito ancora alla coltivazione e lavorazione dell’olive, oggi qui si possono degustare squisiti formaggi prodotti dalla azienda Pino. In questa contrada vi è una piccola chiesetta dedicata a Sant’Anna, dove è possibile entrarvi chiedendone la chiave. 
Da questa altura si ammira il panorama sul golfo di Sant’Eufemia, e se il cielo è terso si possono vedere le isole Eolie con il cono fumante dello Stromboli, e poi Salina, Panarea, Lipari, Vulcano, e se si è fortunati guardando ancora più a sud, si intravede il vulcano Etna. 
A questo punto abbiamo toccato il punto massimo di altezza e torniamo sulla strada di ritorno, ma senza rifare la strada precedentente, bensì un percorso ad anello. Volendo, in una prossima escursione, si può continuare il percorso per raggiungere Cleto. 
Dopo poche centinaia di metri si raggiunge la SS108, cioè la strada che conduce a Serra d’Aiello, la si imbocca in direzione di Campora S.G., chiudiamo l’anello raggiungendo la torre San Giovanni. 

Le contrade di Augurato e Mirabella, sono la memoria della storia contadina di questi luoghi, una storia rimasta uguale nelle abitudini, nei riti, nei modi di coltivare, nel ripetersi delle stagioni e delle generazioni, per centinaia di anni, ‘un medioevo’ durato fino ai primi anni del 1900.
E’ da ricordare che nel territorio della torre della Principessa è stato ambientato parte del racconto storicoLa Fine di un Sogno Storia di un Italiano di Mario Aloe,, che racconta le vicende della famiglia Baffa, proprietari della torre e dei terreni circostanti, durante il periodo antecedente l’unità d’Italia. 
Oggi in questa escursione eravamo: Franco Francesco StudioVentinove NaccaratoRoberto Aloe , io e Svietlana Malets, del gruppo di Camminando Onlus Amantea
‘Buen camino’ e alla prossima camminata.
Giuliano Guido!
File del percorso in kml dalla torre San Giovanni alla torre della Principessa, transitando da contrada Augurato e Mirabella

















lunedì 30 settembre 2013

La libertà di volare


Ogni uomo può immaginare la sua libertà, in una varietà di modi.
In una libertà che si adagia sul suo pensare,
oppure che si intreccia al suo vissuto, o ad una esperienza inimmaginabile,
oppure ad un percorso che io stesso non riuscirei ad immaginare,
oppure, l'artefice di questa immaginazione non riesce a prevederla, perchè ha deciso, che è il caso che lo guida!

Si può immaginare una libertà impregnata della calma e trascinante acqua di fiume, che ti conduce nell'immensità dell'oceano, oppure
sentire privi di peso e farsi trasportare da una brezza marina, oppure
tuffarsi in un limpido blu di mare, e nuotare rasentando il fondale, tra riflessi delle onde e le bollicine del tuo respiro, oppure
scivolare da foglia in foglia, come fresca goccia di rugiada, in una sinuosa e tondeggiante forma piena di riflessi dell'arcobaleno, oppure
salire in cima ad un vulcano ed aspettare che il suo eruttare ti trasporti al di là delle isole al di là del mare e ti faccia giungere alla marina di Rocco!

Stampa d'altri tempi dove si evidenzia l'antico approdo alla "calavecchi"a di Amantea.
Buon cammino e buon vento!

lunedì 16 settembre 2013

Di Leonida Repaci, una sintesi meravigliosa sulla nostra cara Calabria...

Quando fu il giorno della Calabria ..
Dio si trovò in pugno 15000 kmq di argilla verde con riflessi viola.
 Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due
milioni di abitanti al massimo.
Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro.
Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e
 delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi.
Diede alla Sila il pino, all’Aspromonte l’ulivo, a Reggio il bergamotto,
allo Stretto il pescespada, a Scilla le sirene, a Chianalea le palafitte,
a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina,
a Gioia l’olio, a Cirò il vino, a Rosarno l’arancio, a Nicotera il fico d’India,
a Pizzo il tonno, a Vibo il fiore, a Tiriolo le belle donne, al Mesima la quercia,
 al Busento la tomba del re barbaro, all’Amendolea le cicale,
al Crati l’acqua lunga, allo scoglio il lichene, alla roccia l’oleastro,
alle montagne il canto del pastore errante da uno stazzo all’altro,
al greppo la ginestra, alle piane la vigna, alle spiagge la solitudine,
 all’onda il riflesso del sole. Diede a Cosenza l’Accademia, a Tropea il vescovo,
 a San Giovanni in Fiore il telaio a mano, a Catanzaro il damasco,
ad Antonimina il fango medicante, ad Agnana la lignite, a Bivongi le acque sante,
 a Pazzano la pirite, a Galatro il solfato, a Villa San Giovanni la seta greggia,
 a Belmonte il marmo verde. Assegnò Pitagora a Crotone, Orfeo pure a Crotone,
Democede pure a Crotone, Almeone pure a Crotone, Aristeo pure a Crotone,
Filolao pure a Crotone, Zaleuco a Locri, Ibico a Reggio, Clearco pure a Reggio,
Cassiodoro a Squillace, San Nilo a Rossano, Gioacchino da Fiore a Celico,
Fra’ Barlaam a Seminara, San Francesco a Paola, Telesio a Cosenza,
il Parrasio pure a Cosenza, il Gravina a Roggiano, Campanella a Stilo,
Mattia Preti a Taverna, Galluppi a Tropea, Gemelli-Careri a Taurianova,
Guerrisi a Cittanova, Manfroce a Palmi, Cilèa pure a Palmi, Alvaro a San Luca,
Calogero a Melicuccà, Rito a Dinami. Donò a Stilo la Cattolica, a Rossano il Patirion,
ancora a Rossano l’Evangeliario Purpureo, a San Marco Argentano la Torre Normanna,
a Locri i Pinakes, ancora a Locri il Santuario di Persefone,
a Santa Severina il Battistero a Rotonda, a Squillace il Tempio della Roccelletta,
 a Cosenza la Cattedrale, a Gerace pure la Cattedrale,
a Crotone il Tempio di Hera Lacinia, a Mileto la zecca,
pure a Mileto la Basilica della Trinità, a Santa Eufemia Lametia l’Abbaziale,
a Tropea il Duomo, a San Giovanni in Fiore la Badia Florense,
a Vibo la Chiesa di San Michele, a Nicotera il Castello,
a Reggio il Tempio di Artemide Facellide,
 a Spezzano Albanese la necropoli della prima età del ferro.
Poi distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria. Per l’inverno concesse il sole,
 per la primavera il sole, per l’estate il sole, per l’autunno il sole.
 A gennaio diede la castagna, a febbraio la pignolata, a marzo la ricotta,
 ad aprile la focaccia con l’uovo, a maggio il pescespada, a giugno la ciliegia,
 a luglio il fico melanzano, ad agosto lo zibibbo, a settembre il fico d’India,
 a ottobre la mostarda, a novembre la noce, a dicembre l’arancia.
Volle che le madri fossero tenere, le mogli coraggiose, le figlie contegnose,
i figli immaginosi, gli uomini autorevoli, i vecchi rispettati,
i mendicanti protetti, gl’infelici aiutati, le persone fiere leali socievoli e ospitali,
 le bestie amate. Volle il mare sempre viola, la rosa sbocciante a dicembre,
il cielo terso, le campagne fertili, le messi pingui, l’acqua abbondante,
il clima mite, il profumo delle erbe inebriante.
Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro
il Signore fu preso da una dolce sonnolenza,
in cui entrava il compiacimento del creatore verso il capolavoro raggiunto.
Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità:
le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le fiumare, le alluvioni, la peronospora,
 la siccità, la mosca olearia, l’analfabetismo, il punto d’onore, la gelosia, l’Onorata Società,
 la vendetta, l’omertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione.
Dopo le calamità, le necessità: la casa, la scuola, la strada, l’acqua, la luce, l’ospedale,
il cimitero. Ad esse aggiunse il bisogno della giustizia, il bisogno della libertà,
il bisogno della grandezza, il bisogno del nuovo, il bisogno del meglio.
E, a questo punto, il diavolo si ritenne soddisfatto del suo lavoro,
toccò a lui prender sonno mentre si svegliava il Signore.
Quando, aperti gli occhi,
potè abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta ,
Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo.
Poi, lentamente rasserenandosi, disse:
Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola.
Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta.
La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto

Utta a fa juornu c’a notti è fatta -.
 Una notte che già contiene l’albore del giorno.

venerdì 30 agosto 2013

A termine della stagione estiva, il solito gruppo di amici si ritrova per cena, con la scusa di salutare gli emigranti al nord, si organizzano, per rinsaldare con la consueta convivialità, rapporti amicali che durano ormai da una vita,
Da noi si dice:
"e china sta appricatu all'atru e nun cucine, a sira si ricoglie murmuranno" (chi aspetta che gli altri preparino da mangiare, a sera torna, lamentandosi perché non c'è la cena pronta e nessuno l'ha preparata).

(estate 2013)
L’ultima cena…
Pè fari cosa bella e joculisa
di mamgiari ci stà na granna  stisa.
E tutti assulazzati i nà stagiuna tisa...
dintra lu coru avie nu saccu i risa.
China tene chiarizza o capa tosta,
china un vo capiri e lu fa apposta...
chilla persuna, ca  paria ben disposta
d’arrietu ti lu truovi ccù na supposta.
Di seriu un ci nnè memmenu unu...
mancu a li squagliari ppè fa sapunu.
Ma bona gente è, i ccà ognunu...
di la sua arte,  nu grannu spertunu.
E china vide difettu i si cristiani,
na botta i malanova, mancu cu li cani...
li sua paroli su vacanti e strani,
miegliu ca si schiaffie cu li sua mani.
V’arricurdati i chilla Donna Lena...
cà disse va bene...quannu truvau
la gatta e…  la figlia prena.
Ma arrassusia, chi pisu o chi gran pena...
ccù si cumpagni  fazzu (ppè mò) l’ultima  cena!


Dedicata in Amicizia ha chi ha il cuore libero e spassionato 
anche a color che non hanno partecipato!

sabato 24 agosto 2013

Maru de la mantia

Maru de la Mantia…

Quannu quitu stà e nun ti muovi, cumu panno di vellutu tu m’abbrazzi e… duciu tu mi dù, tanti carizzi…
 quannu fa cadu e nun si pote, tu m’arrifrischi u cuorpu e la medulla, e insiemi a tia mi sientu cullatu d’intra a culla…

domenica 14 luglio 2013

Sul sentiero dei monasteri della Calabria Ionica

Due giorni percorrendo a piedi i sentieri che conducono ai monasteri e agli eremi dell Calabria Ionica. Dall'eremo di Sant'Ilarione alla Madonna dello Scoglio al Santuario di Monte Stella, al monastero di San Giovanni  Theristis di Bivongi fino alla Certosa di Serra San Bruno.
Il percorso è stato ideato e dettagliato da Cosimo, che lo ha testato e verificato nella fattibilità e nella spiritualità del cammino.
Nei due giorni del 5 e 6  luglio 2013, il sentiero è stato percorso da: Cosimo, Giuliano, e Francesco, il secondo giorno si è unito Vincenzo.

Primo Giorno,
Lunghezza: 32 km, solo andata
Dislivello: 500 m
Tipo di percorso: strada sterrata (90%) e strada asfaltata

In questo primo frame è visibile e scaricabile il percorso del primo giorno che parte dall'eremo di Sant'Ilarione sito nella fiumara Assi, passando per il santuario della Madonna dello Scoglio di Santa Domenica, raggiungendo il Monastero di Monte Stella e concludendo il percorso al monastero di San Giovanni Theristis.
Il percorso ha avuto inizio con l'ospitalità di Frederic, che ci ha ospitato nell'eremo di Sant'Ilarione, dove abbiamo condiviso, la sua spiritualità e la spiritualità del luogo, condividendo le preghiere, i canti dei salmi, il cibo e il dormire, all'alba ci siamo messi in cammino sospinti dal vento che soffia dentro la fiumara dell'Allaro. Siamo giunti al santuario della Madonna dello Scoglio, una piccola sosta ed abbiamo continuato fino a raggiungere il Santuario della madonna di Monte Stella, dove siamo stati accolti dal parroco e dalle persone che gestiscono le celle del santuario, anche quì abbiamo condiviso la preghiera e l'ospitalità! La chiesa del santuario è collocata in una grotta profonda 20 metri. Dopo esserci riposati abbiamo continuato raggiungendo Bivongi, attraverso il passo dello 'sghiccio' ed arrivando al Monastero di San Giovanni Theristis, dove ci hanno accolto i monaci ortodossi, anche quì abbiamo condiviso i canti e la loro ospitalità.












Secondo Giorno, 
Lunghezza: 24 km, 
solo andata Dislivello: 750 m 
Tipo di percorso: strada sterrata 
In questo secondo frame è visualizzabile e scaricabile il percorso che parte dal monastero di San Giovanni alla Certosa di Serra San Bruno, il percorso si sviluppa tutto su strada sterrata, percorrendo boschi di leccio, faggio e abete, e percorrendo il sentiero dell'antico e meraviglioso bosco dell'Archiforo.
Si riparte all'alba lasciando il Monastero di San Giovanni e inerpicandoci fino a raggiungere monte Cucolia ed arrivare alla Pietra del Caricatore, interessante monolita all'interno del bosco dell'Archiforo. Durante il tragitto siamo stati sorpresi da un forte temporale, che ci ha fatto ritornare bambini.


 



lunedì 25 marzo 2013

Alla ricerca di Temesa, museo Archeologico di Serra d'Aiello


Lunghezza: 12 km, andata e ritorno
Dislivello: 370 m
Tipo di percorso: strada sterrata e strada asfaltata
Adatto a tutti 


Questa escursione parte dalla SS18, in prossimità della foce del fiume d’oliva, risalendo la sinistra orografica del fiume Oliva (il lato destro guardando il fiume in direzione contro corrente). Si costeggia il fiume, fiancheggiando verdi campi di cipolle e ammirando i rami contorti degli alberi di fico. Inizia una lieve salita tra gli uliveti e i fiori gialli di acetosella (visciula), e dopo qualche curva si incontra una maestosa quercia con il tronco quasi adagiato sul terreno. Questo percorso è stato fatto già diverse volte e con ‘camminanti’ diversi, ma oggi abbiamo un appuntamento al Museo archeologico di Serra d’Aiello. In questo tragitto, attraversiamo la località ‘Carratelli’, ‘Imbelli’, ‘Cozzo Piano Grande’ e ‘Cozzo Carmineantonio’, luoghi in cui è stato scoperto il Santuario denominato ‘d’Imbelli’, datato 500 avanti Cristo, del santuario restano le basi e delle mura, ma all’interno sono stati ritrovate più di 100 punte di lancia e uno scettro in bronzo, presumibilmente un bottino di guerra, consegnato come offerta votiva (i ritrovamenti li osserveremo poi nel museo). Sempre nel territorio di Serra d’Aiello, sono state ritrovate delle sepolture, collocate direttamente nel terreno, ricche di corredi funebre, risalenti ad insediamenti dell’Età del Ferro e del Bronzo, prima ancora dell’arrivo dei Greci. Di queste sepolture se ne distingue una in particolare, relativa ad una donna, denominata ‘la Principessa di Temesa’, che contiene bellissimi monili in bronzo. Nel nostro percorso arriviamo alla ‘cona’, dove è situata un’edicola dedicata alla Madonna, all’interno è collocata l’effige della Madonna del Carmine, dipinta su ceramica. In questo tratto ci ‘affacciamo’ nel vallone delle ‘Sciodde’. Continuiamo ed incontriamo una piccola area pic-nic ombreggiata da pini e successivamente passiamo davanti l’ingresso che porta al sito archeologico di Piano Grande, che purtroppo e chiuso. Incontriamo le prime case di Serra d’Aiello e raggiungiamo il Museo Archeologico, dove ci accoglie il ‘volontario’ del gruppo archeologico ‘Alybas’, che ci guiderà all’interno delle sale del museo, illustrandoci tutti i ritrovamenti e le relative origini storiche. Soddisfatti di ciò che abbiamo visto, e orgogliosi di calpestare un sito ricco di storia, ci incamminiamo sulla strada del ritorno, ammirando un fantastico tramonto con lo Stromboli fumeggiante e le altre isole. Escursione con Rocco, Nino, Roberto e suo figlio. 

Alla prossima, Giuliano!




lunedì 11 marzo 2013

L’unna di lu maru

L’unna di lu maru!

Arrive lu marusu ccu vulelli e pumici!
Arrive s’unna, chijna i ritiragna e malutìempu!

Arrumme  l’unna i menzijuornu  abbulannu sc-cùma e orfanìelli!

Caminu, ppe si liti i mari,
circannu i mìegliu penzìeri i na’ gioventù ca un’ha saputu fari!

S’infosse e mpìnge su pìedu miu dintra na rizza,
malidiciennu u jùornu ca l’amu abbannunata.

S’aggire supra a capu nostra na neglia grossa e nira,
ca minte cuntu i adduvu jamu!

Rimu e caminu ‘ncapu l’unna di lu maru.

Na fraga ni trascine dintra nu libicciu,
ca u drittu sguardu da matina nu scumpiglie!

U sulu pune ammucciannu a capu russa,
arrietu nu strùommulu ca fume!

Rimu e caminu, e ancora caminu e rimu
ppè sa via ca porte allu cunfinu di lu munnu,
ppè trovari chillu ca stamu circannu
e chillu ca puru atri vulivunu truvari,
du nannu mio ccu patrima,
ca allu chiaru da luna chijna aspettavanu a stilla da matina,
a patrima inzìemi a mmia,
‘ncapu nu bastimièntu d’illusi sventurati ca all’merica ni portave,
e iu e figlima,
nu carricu i penzìeri e sc-chjanti,
rimamu e caminamu dintra nu surcu i luna calante!

Vi lassu sa cunnanna, chijna i gioie e di duluri,
ca già tuttu è scrittu dintra sa rina
ca mò nua ciampamu!
supra stà rina adduvu l'urma nua lassamu.

Arrive l’unna di lu mari,
mmoliche e riminìe, arrivòte e allisce.

Nu chijantu i guagliuniallu, ni giramu!
e n’accorgimu,
ca sulu nu sbandu nua lassamu!


g. g.

domenica 18 marzo 2012

Carnevale a casa di Nino, 2012

Carnevale a casa di Nino, 2012
Serata trascorsa insieme a preparare la frittata di 'carnulevaru', insieme a Nino, rocco, franchinella, rosalinda, rosalinda, giuliano, roberto, alberto, salvatore, fernando, marcello, nicola, felice, pina, edda, ..
balli, brindisi, batutte, discorsi, opinioni, relazioni, trasformazioni, e ...
un saluto da giuliano

venerdì 10 febbraio 2012

Ritorno

Ritorno su queste pagine dopo una lunga pausa riflessiva, ringraziando Giulio per le sue foto, fatte in tempi di serenità e queta amicale circostanza. Belle!!!

martedì 27 dicembre 2011

Giuliano, ho creato un blog su blogger che contiene estratti dai miei libri, visitalo! La cosa piacevole è che quando inserisco un post al mio blog, essendo già loggato su blogger, automaticamente mi appare il secondo blog a cui sono iscritto, cioè il tuo, e quindi ti posso mandare messaggi molto facilmente, come sto facendo ora, ore in cui tu sei ad Amantea per Natale e Fineanno 2011. Saluti speciali agli amici di Skype.
Ciao e a presto!
Felice Campora

giovedì 8 dicembre 2011

Glia amici di Skype


Una serata invernale, con pioggia e vento, ma nessuno che bussa al mio convento, ci si 'ingiostra', utilizzando ciò che conosciamo della tecnologia di rete (rete in cui anche noi (noi chi??) siamo rimasti catturati). Ognuno a casa sua, ma tutti insieme.
Un saluto a tutti. Giuliano

domenica 11 settembre 2011

lunedì 7 marzo 2011

venerdì 25 febbraio 2011

Sacro monte di Crea, 21 febbraio 2011


Giornata piovosa di febbraio, io e la Belva, giro CAI 701, in pò allargato. Birra, fango e Cesare Pavese
Percorso